I piatti si guardano, si annusano, si masticano, a volte si toccano. Ma alla fine è il cervello a rielaborare tutti quegli input ed è lui che decide dove posizionare un determinato sapore, se riservargli un posto nella memoria a breve termine, oppure se scolpirlo nella corteccia più profonda. Ecco perché ho realizzato uno studio con la dottoressa Maria Francesca Collevasone sulla memoria cognitiva e sullo studio del sistema limbico, che mi ha aiutato a decifrare i miei ricordi, a dare una forma alle emozioni e a riportarla nei miei piatti. Sono nati così piatti come BBQ, uno spaghetto al barbecue cotto in estrazione di prosciutto di Cuneo che ha la consistenza di un lontano ricordo del Michelangelo bambino, quando mia mamma e mia nonna preparavano le grigliate la domenica a pranzo. Uno dei piatti a cui sono più legato, proprio perché ha a che fare con la parte più intima di me.